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(15/09/2011) - Conclusa a Chiuro (SO) la XXVIII Edizione del Grappolo d'Oro

Domenica 11 settembre si è chiusa l'edizione 2011 di questa splendida manifestazione che ogni anno per 10 giorni celebra i vini valtellinesi, con momenti di storia, cultura, spettacolo, ma anche di confronto con altre realtà vinicole

Conclusa a Chiuro (SO) la XXVIII Edizione del Grappolo d'Oro

Particolarmente interessanti sono stati in questa edizione i momenti di dibattito ed approfondimento, svoltisi in 3 diverse serate.

Lunedì 5 settembre si è tenuta una tavola rotonda dal tema ' Il vino è una relazione e non un prodotto'. I partecipanti erano Michele Satta, noto viticoltore e produttore di eccellenti vini nella rinomata zona di Bolgheri, e Riccardo Pastore, consulente di marketing. Moderatore Fulvio Di Capita, Responsabile Servizio Viticoltura Provincia di Sondrio.
Michele Satta ha raccontato la sua storia e la sua esperienza, mentre Pastore ha insistito molto sul concetto di sostenibiltà.
Il dibattito ha toccato molte tematiche, tra cui la necessità di aiutare e sostenere i veri protagonisti, cioè chi coltiva e produce, analizzando anche alcuni aspetti del mondo del 'biologico'.

Mercoledì 7 settembre c'è stato l'incontro con Francesco Moser, intervistato da Diego Nart e Paolo Valenti. Il tema conduttore è stato 'L'uomo, il campione, il viticoltore'.

Venerdì 9 settembre si è tenuta la terza e conclusiva serata, alla quale ho avuto il privilegio di partecipare personalmente, dal titolo 'Dal Progetto Sforzato alla DOCG: 2001-2011 – Degustazione guidata di Sforzati. La degustazione e il punto sui primi dieci anni di Sforzato in Valtellina con Giacomo Mojoli e Carlo Alberto Panont.

La Degustazione è stata condotta in modo estremamente originale e completamente diverso da come vengono solitamente gestite questo tipo di serate.

Panont e Mojoli si sono alternati alla conduzione, raccontando il primo, Panont, soprattutto  il cammino che è stato fatto in Valtellina per meglio identificare, comunicare e portare alla DOCG lo Sforzato  e lasciando al secondo, Mojoli, soprattutto il commento della degustazione vera e propria, 8 Sforzati, uno per ogni annata, dal 2001 al 2008, rigorosamente degustati alla cieca, ovvero senza conoscere il produttore.

Il racconto che ci è stato fatto è stato interessante e coinvolgente, soprattutto per me, non valtellinese, che ho scoperto e bevuto i miei primi bicchieri di Sforzato proprio nel 2001 (credo che il mio primo assaggio sia stato un Canua di Sertoli Salis del 1997).

Prima di proseguire nel racconto della serata, mi sento di lanciare un appello od una provocazione, che dir si voglia: perchè il Consorzio Vini non trova il modo di far sì che la cronaca di quegli anni, che ha rappresentato una tappa fondamentale nella storia enologica della Valtellina, non venga in qualche modo scritta in una dispensa, in un libercolo, affinchè non si disperda e frazioni nella memoria delle tantissime persone coinvolte, ma sia fissata in modo univoco nel tempo?

Il primo riferimento temporale è il 1996: un convegno organizzato a Sondrio dalla Banca Popolare di Sondrio dal quale emerge la volontà di proiettare la Valtellina enologica a livello nazionale.

Nel 1999 parte il Progetto Sforzato, in collaborazione con Slow Food e grazie ad un finanziamento della Provincia.

Il punto di partenza, su ispirazione di Mojoli e intuizione di Domenico Triacca, è la comprensione della necessità che per un'equilibrio della produzione del territorio una parte della produzione di chiavennasca debba necessariamente essere destinata all'appassimento.

Si comprende che il vero vero genius loci della Valtellina, come ha detto anche Petrini, non sono i terrazzi, ma i fruttai.
L'agricoltura terrazzata è sì il segno distintivo del territorio, ma ciò che rende unico lo Sforzato è l'appassimento delle uve nei fruttai: la bassa umidità permette che l'appassimento del grappolo avvenga senza il formarsi di muffe, ed il freddo quando avviene la pigiatura permette che la fermentazione non sia tumultuosa, aggressiva ma molto lenta, permettendo che un vino molto ricco di zucchero venga portato a zero, quindi completamente ad alcol, da lieviti indigeni, che fanno parte del patrimonio del territorio, generando forse il più grande vino rosso passito secco al mondo.

La contrazione del tradizionale mercato svizzero rende poi necessario per i produttori valtellinesi affacciarsi di più all'Italia e ai mercati di altre nazioni.

Nel frattempo Panont, che aveva la direzione tecnica in Franciacorta, viene ingaggiato dal Consorzio Vini Valtellina nell'ambito di un piano di rilancio enologico, che prevede tra le altre cose l'ottenimento della DOCG Sforzato.

Il Progetto Sforzato parte quindi con 4 logiche fondamentali, e con una squadra che vede appunto l'ingresso di Panont:

1)comunicare l'identità enologica della Valtellina, dimostrando le qualità dello Sforzato comparandolo con il più famoso e venduto passito rosso secco italiano, l'Amarone;

2)realizzare un progetto non autoreferenziale, non destinato ai soliti esperti, ma capace di usare un liguaggio allo stesso tempo preciso e comprensibile a tutti ;

3)coinvolgere tutti gli attori in gioco sul territorio: non è sufficiente raccontare il vino ma bisogna legarlo a prodotti e materie prime capaci di testimoniare l'unicità della Valtellina. Il prodotto chiave in questo senso è il bitto, che, come lo Sforzato, ha storia, tradizione, qualità.

4)progettualità globale: dopo aver identificato lo sforzato come identità enologica della Valtellina, essere pronti a confrontarsi con la globalità: Germania, Inghilterra, USA, il mondo.

Il Progetto Sforzato ha avuto successo perchè gli attori coinvolti, dai produttori alle Istituzioni, ai tecnici, ci hanno creduto ed hanno fatto squadra.
Anche a livello politico, il succedersi di Amministrazioni Provinciali di colore opposto non ha rappresentato un ostacolo: si è remato nella stessa direzione.

Il 2000 è un anno fondamentale.

Dal punto di vista atmosferico è un anno difficile, se non disastroso: intense piogge portano a frane e a veri e propri disastri prima della vendemmia.

E' però l'anno in cui viene portata a Roma la pratica per la DOCG, in cui si tiene a Sondrio il Convegno Internazionale del Cervim ed in cui si decide di avviare la pratica per ottenere l'iscrizione della Valtellina tra i territori protetti dell'Unesco.

Procediamo con ordine.

Nella pratica per la DOCG non si è iscritta tutta la Valtellina a fare Sforzato, ma i vigneti. La legge 164/92 permette infatti di riconoscere esclusivamente la partenza da vigneto e non da uva, quindi occorre partire dal vigneto e non dal fruttaio.
Bisogna perciò iscrivere i vigneti adibiti a Sforzato ad un apposito albo.
Questo implica dover rifare l'albo dei viticoltori, che non era aggiornato da anni: è un momento tragico, con contrasti e polemiche.
La riscrittura dell'albo permette di avere dati reali ed aggiornati: si scopre che gli ettari di produzione sono 660 e non gli oltre 1.000 ipotizzati.

La pratica per la DOCG viene combattuta a livello nazionale, ci sono voti contrari al Comitato Nazionale Vini da parte del Veneto (1) e dei sistemi industriali (2).
Questo probabilmente perchè l'Amarone, il più importante vino italiano rosso passito secco a livello commerciale non era DOCG e non aveva neppure iniziato a presentare la pratica. Importante il ruolo di Maule, presidente del Consorzio Vini, nel saper bilanciare anche le pressioni del GIV, che aveva importanti produzioni in Valpolicella.
Panont parte per Roma con 2 borse piene di documenti firmati per testimoniare la rappresentatività del Consorzio Vini e la volontà di avere la DOCG.

Nel novembre si tiene a Sondrio il Convegno Internazionale del Cervim, dal titolo 'Vite, vita dei monti'.
In tale occasione, il 25 novembre 2000, i membri del Cervim sottoscrivono il Manifesto della viticoltura di montagna, scritto dal giornalista, ed amico di molti in Valtellina, Francesco Arrigoni, scomparso l'agosto scorso all'età di 52 anni.

Il Manifesto della viticoltura di montagna

Nel 2001 il Consorzio Vini si dota di un suo periodico ufficiale, La Vigna, in cui comunicare sia le attività del Consorzio sia i dati ufficiali su territorio, vendemmia e vinificazione.
La mascotte del periodico è la "Vignetta", il grappolo di Nebbiolo di montagna ideato dal compianto Gualtiero Boffini.


Il 2002 è un altro anno importantissimo

Si acquisisce la consapevolezza del raggiungimento della DOCG, che sarà poi ufficializzata a inizio 2003. Nasce la quinta sottozona: la Maroggia.
Il Progetto Sforzato inizia ad acquisire una dimensione internazionale, grazie anche al contributo fondamentale del Conte Cesare Sertoli Salis, che diventa una sorta di ambasciatore dello Sforzato nel mondo.

La Valtellina ottiene uno stanziamento regionale di 5 miliardi per finanziare il rifacimento di tutti i fruttai. Le aziende hanno a loro volta investito e si è quindi potuto garantire il totale appassimento delle uve per Sforzato.
Il Consorzio inizia anche il controllo delle cassette di appassimento dell'uva, garantendo di fatto la quantità di uva in appassimento e conseguentemente la quantità di Sforzato presente sul mercato.

Sulla vendemmia del 2002 possiamo dire che tanto è stata difficile in Italia, quasi nessuno ha fatto riserve, tanto è stata eccezionale in Valtellina, permettendo di ottenere Sforzato e Riserve di qualità eccelse.
Questo fatto ha attirato l'attenzione dei media, tanto che la Rai viene a girare ore di ripresa in elicottero dei vigneti della Valtellina: filmati utilizzati ancora oggi.

Il 2003 è l'anno della DOCG

Finiscono i soldi del Progetto Sforzato, che viene però rifinanziato con particolare attenzione all'aspetto internazionale.

Si organizza un convegno insieme all'amarone: venerdì 21 febbraio a Verona, presso il Palazzo della Gran Guardia in Piazza Bra, dal tema " Amarone e Sforzato: due grandi vini di territorio. Il futuro è nella tradizione".
In tale occasione si ufficializza l'ottenimento della DOCG per lo Sforzato ed il Consorzio Vini Valpolicella annuncia l'inizio dell'iter per ottenerla per l'Amarone.
Ci si rende però conto che i motivi di divisione sono superiori ai vantaggi di una collaborazione, per cui di fatto si interrompe il percorso comune con il Consorzio Vini Valpolicella.

La vendemmia è difficile, precoce a causa di un'estate caldissima in cui si sono perse molte piante in vigna.

2004: è l'anno di Nebbiolo Grapes.

Il Consorzio è nel suo momento più forte: si comincia ad usare il vino di Valtellina come strumento di comunicazione e di promozione per il turismo eno-gastronomico.
Il Direttore del Consorzio Panont è nominato Amministratore Delegato del Consorzio Turistico Provinciale per i Mondiali di Sci di Bormio.

Una commissione dell'Unesco, ospite del Consorzio Vini, viene a visitare la Valtellina. Il primo responso è che non è possibile iscrivere tutta la zona dei vigneti della Valtellina all'Unesco, ma bisogna fare delle scelte, dividere il territorio in fasce  A, B e C.

Il Consorzio decide di procedere, ed autotassandosi per 52.000 €, con il contributo di aziende e viticoltori, crea la fondazione ProVinea.
La fondazione ottiene un fondo di rotazione destinato agli interventi su muretti e terrazze: il viticoltore può utilizzare i fondi per gli interventi, e restituirli nel tempo a tasso zero.
Questo permette di risistemare alcune aree in funzione Unesco.

Lo Sforzato 5 Stelle 2001 della Nino Negri è premiato come miglior vino rosso d'Italia.

Dal 23 al 25 gennaio si tiene la prima edizione di Nebbiolo Grapes: decine di giornalisti,  un’ottantina di aziende vinicole da tutto il mondo e quasi 3000 tra appassionati e addetti ai lavori sanciscono un successo superiore alle migliori aspettative.

Si arriva a 424.000 bottiglie di Sforzato: si comincia a pensare che l'obiettivo del 1.000.000 di bottiglie sia raggiungibile.
Le uve raggiungono uno dei prezzi più alti (intorno ai 3 euro), e la vendemmia si rivela importante per qualità e quantità.

I mondiali di sci sono alle porte

2005: la squadra si rompe

I mondiali di sci si svolgono con problemi e difficoltà, a partire dal grande freddo e dalla mancanza di neve, che costringe a gareggiare solo con neve artificiale.

La vendemmia è lunga e molto abbondante.

Il Consorzio Vini Valtellina è nel momento della sua massima visibilità e presenza sul territorio: suoi membri hanno la presidenza di ProVinea e di Fojanini, oltre al ruolo di Amministratore Delegato di Panont nel Consorzio Turistico.
Qui però si rompe qualcosa all'interno del Consorzio: le bottiglie di Sforzato iniziano a diminuire, tutte le aziende iniziano a pensare di avere un numero eccessivo di bottiglie in catasta, in affinamento in cantina.
Panont lascia la Valtellina per l'Oltrepò Pavese.

2006-2008

I fatti degli anni successivi, non essendo vissuti direttamente da Panont, vengono solo accennati: ricordiamo il momento in cui il Consorzio Vini è stato guidato da Maule in collaborazione con il gruppo dei giovani produttori, fino all'elezione nel 2009 del nuovo Consiglio, presieduto da Mamete Prevostini.

L'ultima considerazione di Panont è che forse la Valtellina non si è resa pienamente conto dell'importanza di Nebbiolo Grapes, dei media e della comunicazione che c'è stata intorno ad esso, e soprattutto del ruolo del Consorzio e dei produttori all'interno del panorama valtellinese, dell'importanza economica, sociale e promozionale che ha il vino.

Interessante l'intervento finale di Introini, il quale sostiene che per poter mantenere la tipicità e l'unicità dello Sforzato nel mondo dei vini rossi passiti secchi, bisogna meglio  definire le vigne che devono fare lo Sforzato, ed a fronte di un andamento climatico che sta cambiando, ragionare su  quali devono essere le forme di allevamento.

La vera risposta è progettare la vigna in funzione della produzione di Sforzato.
Nella Valpolicella ad esempio si torna a dare interesse alla mezza pergola veronese, perchè se si vogliono produrre uve destinate all'appassimento dobbiamo avere un buon equilibrio acidico e non solo la muscolatura.

I VINI

Per quanto riguarda i vini in degustazione, il livello è stato complessivamente elevato, pur con differenti sfaccettature legate alle diversità delle annate e dei produttori.
Personalmente ho apprezzato in modo particolare il 2001, Fruttaio Cà Rizzieri di Rainoldi, ancora perfettamente integro nella sua complessità ma al tempo stesso fine ed elegante, il 2002, Sfursat dei F.lli Bettini, straordinario per la sua morbidezza e per i sentori di frutto, con delle note balsamiche e una perfetta armonia, ed il 2006, Ronco del Picchio di Fay, in cui la potenza è equilibrata dalla freschezza, e promette di regalare nuove emozioni evolvendosi nel tempo.


Mojoli spiega che bisogna pensare a quello che dovrà essere lo Sforzato dei prossimi 10-15 anni, onde evitare uno dei possibili rischi, ovvero la standardizzazione, l'omologazione.
Bisogna ragionare sulla qualità agronomica alla base del prodotto, concentrarsi più sulla vigna che sulla cantina.
Ricordando sempre che la comunicazione è importante, ma è solo uno strumento: senza  qualcosa di vero da comunicare non si va lontano.
Qui c'è il territorio, il vitigno nebbiolo, la storia: valorizziamo l'aspetto agronomico, la  vigna, i terrazzamenti.


Mauro Giacomo Bertolli

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