Italia del Vino - Expo 2015
Ricerca

 


Il Carmignano di Tenuta di Artimino: dai Medici al Campione Giuseppe Olmo

Mauro Giacomo Bertolli, wine-journalist e The WineHunter Tasting Commission per il Merano WineFestival, ed Annabella Pascale, AD e titolare di Tenuta di Artimino, hanno condotto la Masterclass: Il Carmignano di Tenuta di Artimino: dai Medici al Campione Giuseppe Olmo (Pubblicato il 13-12-2023)

Il Carmignano di Tenuta di Artimino: dai Medici al Campione Giuseppe Olmo




Il giorno 6 Novembre 2023, all'interno del Merano WineFestival, Mauro Giacomo Bertolli, wine-journalist e The WineHunter Tasting Commission per il Merano WineFestival, ed Annabella Pascale, amministratore delegato e titolare di Tenuta di Artimino, hanno condotto la Masterclass “Il Carmignano di Tenuta di Artimino: dai Medici al Campione Giuseppe Olmo”.

La tenuta oggi si sviluppa su 700 ettari di terreno, 80 dei quali vitati, parte dei quali rientrano in due DOCG: Carmignano e Chianti.

Tema di questa Masterclass è l’area vitivinicola del Carmignano, raccontata attraverso la storia dell’azienda e la degustazione di 7 dei suoi vini.

Si tratta di tre diversi vini d’annata, una verticale di 3 anni di Carmignano Riserva ed infine il Vin Santo di Carmignano Doc Occhio di Pernice.

Il viaggio proposto è un tour virtuale all’interno di Tenuta di Artimino, caratterizzato da una storia che si sviluppa attraverso i secoli.

La tenuta nasce sulle colline tra Prato e Pistoia, un luogo amato dalla famiglia Medici, tanto che fu Ferdinando I de’ Medici nel 1596 a far costruire la sua dimora di caccia, oggi Villa Medicea La Ferdinanda, patrimonio Unesco dal 2013.

La storia passata di questa tenuta è legata ad una grande figura storica: Cosimo III de’ Medici , che ha regnato sul Gran Ducato di Toscana  dal 1670 al 1723.
Nel settore vitivinicolo è stato senz’altro un legislatore che ha saputo guardare al futuro, promulgando due Bandi nel 1716 sui territori di produzione del vino toscano e sul commercio dello stesso. In particolare nel secondo bando, “Dichiarazione dei Confini delle Quattro Regioni”, si identificavano le quattro zone in cui si produceva il vino più pregiato: Chianti, Pomino, Carmignano e Val d’Arno di Sopra.
Possiamo considerare questi due documenti come il primo esemplare di disciplinare DOC, e un primo tentativo di creare un organismo di controllo e tutela del prodotto con annesso potere di verifica, multe e sanzioni.

La storia più recente di Tenuta di Artimino è legata alla famiglia Olmo, che ha acquistato la tenuta negli anni ‘80: è stato Giuseppe Olmo, detto Gepin, a farlo, capostipite della famiglia, prima grande campione di ciclismo e poi industriale di enorme successo.


Nato nel 1911 a Celle Ligure, è stato un ciclista vincente sia su strada che su pista, campione olimpico nel 1932 e autore del Record dell’Ora nel 1935: stabilì il nuovo primato con 45,090 chilometri. La seconda guerra mondiale ha messo fine alla sua carriera agonistica, ed è iniziata la sua avventura di imprenditore, iniziando a produrre biciclette prima e pneumatici e tubolari poi, per  diventare leader nel settore del poliuretano espanso flessibile.
Amava la terra, la campagna toscana e i paesaggi: per questo ha acquistato la Tenuta di Artimino.

Da qualche anno alla guida dell’azienda ci sono Annabella Pascale e Francesco Spotorno Olmo, terza generazione della famiglia.

Il primo vino, per scelta servito subito all’apertura della Masterclass, una sorta di benvenuto mentre ascoltavamo tutta la parte storica, è stato il Vin Ruspo Barco Reale di Carmignano Rosato DOC 2022.
Prodotto da uve Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Merlot - rispettivamente al 70%, 20% e 10% - il Vin Ruspo effettua una vinificazione in acciaio e successivamente un affinamento di due mesi, sempre in acciaio, a contatto coi lieviti.
L’origine del nome dell’etichetta è curiosa: “ruspato” indicava quella piccola parte del primo vino fatto rubato dai contadini alla sera per portarselo a casa: un furto consentito, diventato consuetudine del territorio.
Il colore è estremamente moderno ed elegante, al naso risaltano profumi di fiori bianchi, note di sottobosco e pasticceria. Ancora più straordinaria è la beva, che con la sua nota sapida arrotonda e rende persistente il sorso.


Si passa poi al Barco Reale di Carmignano DOC Ser Biagio 2022.
Stesso uvaggio del rosato precedente, in uguali proporzioni; anche in questo caso fa unicamente acciaio, ma, al contrario del Vin Ruspo, per Barco Reale la fermentazione dura circa 20 giorni e l'affinamento arriva fino ai 6 mesi.
Questa etichetta ha una storia molto importante ed è legata ad un personaggio della famiglia Medici, ovvero Biagio Pignatta, che è stato una sorta di “general manager" di Ferdinando I de’ Medici. Era colui che gestiva la casa in assenza del padrone, e si pensa che questo personaggio abbia ricoperto un ruolo fondamentale nella realizzazione del porto di Livorno.
Passando alla degustazione, il colore è di un rosso rubino intenso, al naso prevalgono aromi di frutta rossa, quali ciliegia e piccoli frutti rossi e neri.
È un rosso piacevole da bere tutto l’anno, anche nei periodi caldi, servendolo a qualche grado in meno rispetto alla temperatura ottimale di servizio, mantenendo comunque i sentori chiave che rendono unico questo prodotto.
Il sorso è deciso, dal tannino equilibrato, caldo e avvolgente, con una persistenza più che discreta che riesce a coniugare un naso fresco ad un sorso sostanzioso.

La degustazione continua con il Carmignano Poggilarca DOCG 2020, il cui nome è legato alla zona dei terreni in cui viene coltivato il loro miglior Sangiovese, uva padrona sia del Chianti che del Carmignano.
Le uve che producono questo vino vengono vinificate separatamente in acciaio e poi fatte maturare per 12 mesi in botti di legno. In particolare il Sangiovese sosta in botti da 30 hl, mentre il Cabernet Sauvignon e il Merlot in barrique nuove e di secondo passaggio; infine i tre vini vengono assemblati.
Il prodotto finale presenta un colore rosso rubino pienamente vivace, che dà l’idea di un vino con enorme potenziale. E' forse il prodotto più emblematico dell’azienda per via del suo naso intrigante, che sprigiona aromi di melagrana e spezie quali pepe, china e rabarbaro, e per via del suo sorso morbido, avvolgente, persistente con un tannino non completamente svolto ma perfettamente bilanciato ed integrato.


Prende poi la scena il Carmignano Riserva DOCG Grumarello, protagonista di una mini  verticale che vede declinate tre annate – 2019, 2012 e 2009 – , numero comunque sufficiente per cogliere il potenziale di questo vino.

Partendo dal più giovane, il Carmignano Riserva DOCG Grumarello 2019, il cui metodo di produzione è lo stesso dei precedenti vini, ma a differenziarlo è il tempo di maturazione in legno, che è di 24 mesi. Il vino viene poi imbottigliato e ulteriormente affinato in bottiglia per almeno un anno.
Si tratta del prodotto di punta dell’azienda, di colore rosso rubino intenso non ancora granato, con un naso importante che esprime sentori di frutta in confettura, ed una parte floreale tendente all’appassito. Ben presente la parte speziata di vaniglia, polvere di caffè, rabarbaro e cuoio.
Il sorso è caldo, morbido, elegante e persistente.

Si passa poi all’annata 2012 nella quale si inizia ad intravedere qualche vena di rosso granato.
Al naso percepiamo un cambiamento aromatico che passa a sentori di frutta sotto spirito, di spezie e ad una presenza interessante di note balsamiche che accompagnano un sorso imponente, caldo e deciso; questa annata è ottima per darci l’idea del potenziale evolutivo che questo prodotto può avere.


Proseguendo con la degustazione del Carmignano Riserva DOCG Grumarello annata 2009, andiamo a confermare le aspettative di invecchiamento: di grande eleganza e personalità, il Grumarello si evolve cambiando la gerarchia di aromi con una prevalenza speziata, un sorso elegante ed energico, con alcune note verdi per certi versi inaspettate, ma ben legate con il resto, che permettono a questo vino ad avere una lunga e piacevole persistenza in bocca.

A conclusione della degustazione viene servito il Vin Santo di Carmignano DOC Occhio di Pernice 2012, ottenuto da molteplici vitigni quali Sangiovese – minimo 50% – e Canaiolo, Aleatico, Trebbiano toscano, Malvasia Bianca Lunga, San Colombano.
Tutte le uve dopo la raccolta subiscono un appassimento su graticci per 4 mesi, e una volta completato questo passaggio, l’uva viene pressata, il mosto ottenuto viene posto per almeno 5 anni in caratelli,  contenitori in legno da 100 l caratterizzati da una forma stretta e alta.
Il suo affascinante colore ambrato invita chi lo beve ad infilare subito il naso nel bicchiere ed a scoprire i vari sentori che sprigiona: miele, fichi secchi, albicocca candita, caramello e caffè, solo per iniziare.
In bocca si dimostra strutturato ed avvolgente, con grande mineralità e dolcezza, equilibrata da una straordinaria vena acida, che fa sì che il palato non si stanchi ed inviti ad un altro sorso.
Non Sorprende che l’Occhio di Pernice abbia ricevuto negli scorsi anni il Platinum Award al Merano WineFestival.


Da sinistra Annabella Pascale, Mauro Giacomo Bertolli e Donato Albani (collaboratore di italiadelvino)

Marco Parpaiola                                          Tommaso Sari

                      

MARCO PARPAIOLA si presenta
Sono Marco Parpaiola, un ragazzo di Cadoneghe, in provincia di Padova, studente universitario al terzo anno del corso "Scienze e Cultura della Gastronomia" dell'Università di Padova.
Da sempre la cucina e il buon bere hanno avuto ruoli importanti nella mia vita, dal condividere un calice nei momenti di festa, ai grandi pranzi in famiglia e tra amici.
Per questo e altri motivi mi sono appassionato al mondo del vino, e grazie ad esso, ogni momento di convivialità viene reso più speciale.

TOMMASO SARI si presenta
Sono Tommaso Sari, ho 21 anni, vivo a Salgareda, un piccolo paesino in provincia di Treviso. Sono uno studente universitario presso l'Università di Padova nel corso di Scienze e Cultura della Gastronomia. Dopo essermi diplomato al liceo scientifico G. Galilei di San Donà di Piave, ho deciso di seguire la mia passione per la cucina, per il mangiare e il bere di qualità, un interesse nato tra le mura domestiche.

Gli autori dell'articolo sono due degli studenti dell'Università di Padova che hanno partecipato ai seminari sulla comunicazione nel mondo del vino tenuti dal nostro Mauro Giacomo Bertolli all'Università di Padova. Sono stati selezionati per la bontà dei loro elaborati svolti nell'ambito di questi seminari per partecipare ad attività extra universitarie come uno stage presso aziende vinicole dell'Oltrepò Pavese e 2 giorni al Merano WineFestival 2023.

Un grazie a Donato Albani per lo splendido lavoro svolto nella preparazione delle slide della Masterclass.

IN VETRINA
Azienda Agricola Rebollini Bruno & C. di Rebollini Gabriele
Scheda Cantina »»